Il lavoro di mio papà
Mio papà non è ricco, lavora
tanto, spende pochissimo e la domenica dorme fino a mezzogiorno.
Mio papà fa il fornaio. Lui non
vuole che io dica “panettiere”, mi corregge ogni volta, ma quando penso al forno
mi viene sempre da sudare, invece il pane è buono, specialmente quello morbido
con tanta farina bianca sopra. E anche le focacce, i grissini e i biscotti.
L’altro giorno era il mio
compleanno e lui ha fatto una focaccia grandissima, che poi ha tagliato in
tanti pezzi, e me l’ha data da portare a tutti i miei compagni, e ce n’era un
pezzo anche per la maestra Valeria.
Mio papà dice che una volta c’era
tanta gente che comprava il pane e poche varietà di pane. Invece oggi c’è poca
gente nel negozio, ma lui deve fare pane di tutti i tipi: bianco, nero, giallo,
morbido, croccante, lungo, corto, rotondo, ovale o quadrato.
Anche la focaccia una volta era
una sola: adesso c’è quella liscia, con le olive, con le cipolle, i pomodorini,
il rosmarino e anche i würstel.
Insomma, lui deve lavorare un
sacco per vendere sempre di meno. Allora io gli dico:
- Ma perché devi fare tutte
queste varietà di pane, così poi ti stanchi e litighi con la mamma?
Ma lui mi risponde:
- Fila a fare i compiti!
Quando non vuol rispondere, mi
manda sempre a fare i compiti.
Però un giorno che eravamo soli
fuori dal negozio e parlavamo da uomo a
uomo e lui si stava fumando una sigaretta e respirava a pieni polmoni,
improvvisamente mi chiese, lanciandomi un’occhiata:
- Lo vuoi sapere perché devo fare
tutti quei tipi di pane? E indicando il centro commerciale in fondo alla strada
continuò:
- Lo vedi quel supermercato
laggiù?
Certo che lo vedevo e speravo
sempre di andarci un giorno con la mamma, perché c’era anche il negozio dei
videogiochi, ma lei preferiva andare da un’altra parte perché si spendeva meno.
- La gente va lì dentro a tutte
le ore, anche di domenica, sbuffava mio padre – e trova sempre un sacco di pane
di tutti i tipi e di tutte le forme. Sembra che ogni giorno debba esserci
qualche novità. Poi succede che passano da me, magari hanno fretta, e mi
chiedono il pane con le mandorle, zenzero e semi di lino. Io dico che non ce
l’ho e quelli mi guardano come fossi uno straccione e mi dicono: “Ah be’,
allora! Per forza poi dovete chiudere!” Quindi io sono costretto ad aumentare
le varietà per non perdere clienti, così tutte le sere mi avanza un sacco di
roba, perché chi vuole il pane con i semi di lino non lo vuole con le noci,
magari è anche allergico, e tutto questo pane rimasto va direttamente
nell’immondizia, a parte quello che avanza su tutte le tavole. Insomma uno
spreco enorme, ma intanto io sono qui a sputare sangue e tutti si lamentano perché
non ci sono soldi.
Però non ci sono solo i clienti antipatici
e frettolosi nel negozio di mio papà. C’è anche la signora Adele, che parla in
dialetto e quando mi vede mi dice che sono bravo e poi parla del suo nipotino.
Poi c’è la signora Mina, che si
fa mettere da parte il sacchetto e scende a prenderlo sempre alla stessa ora.
La signora Ines invece dice
sempre di segnare sulla lista, e deve essere ormai bella lunga, perché un
giorno ho sentito papà e mamma che discutevano e non ho tanto capito, ma
secondo me la mamma voleva farla pagare e invece papà continuava a dire:
- Tu continua a segnare, poi
vediamo.
E Lorenzo mi ha detto che suo
papà adesso lavora in un cantiere qui vicino e così viene a prendere il pane da
noi per farsi il panino.
Mio papà si alza ogni giorno alle
due di notte e lavora fino al mattino, quando arrivano le mamme per comprare le
focaccine per la merenda dei bambini. Poi va a dormire e nel negozio ci sta la
mamma. Quando torno da scuola, lui si è appena alzato e ha sempre un’aria molto
buffa. Si fuma due o tre sigarette e poi inizia a gironzolare per casa e nel
retrobottega. Lui dice che così prende la rincorsa e le michette gli riescono
meglio.
Anch’io un giorno ho provato a
prendere la rincorsa con un problema di geometria, ma non mi è venuto lo
stesso, si vede che non funziona con tutto, me lo devo fare spiegare meglio
com’è che funziona.
La domenica pomeriggio spesso ci
viene a trovare il maresciallo dei Carabinieri, che è anche un amico di papà.
Quando arriva il maresciallo,
papà corre a prendere due bicchieri del servizio bello, quei bicchieri che
tiene sempre lucidi e non vuole che nessuno tocchi e poi scende in cantina dove
tiene un vino speciale che si fa arrivare dalle Marche.
Dev’essere proprio un vino
profumato, perché stanno sempre lì a guardarselo e poi lo annusano e dicono:
- Senta che profumo!
Però qualche volta il maresciallo
non viene, perché va a caccia e allora mio papà gira per casa “come un’anima in
pena”, così dice la mamma, e ripete:
- Oggi non è venuto il
maresciallo.
Il negozio di mio papà rimane
chiuso la domenica e una volta la gente comprava pane doppio il sabato. Adesso
qualcuno continua a farlo. Il sabato si vende sempre un po’ di più degli altri
giorni e la mamma è contenta.
Ma il centro commerciale è aperto
anche di domenica, così tanti vanno lì a fare acquisti o semplicemente a
passare il tempo e così possono comprare anche il pane.
Io gioco a calcio e il campo
della mia squadra è di fianco al centro commerciale e quando facciamo la
partita di domenica, vedo che il parcheggio è sempre pieno.
Una volta siamo entrati, dopo la
partita, nel centro commerciale. Eravamo io e Mattia insieme a suo papà, che mi
accompagna sempre a calcio, e c’era anche Gianluca. Siamo entrati per prenderci
un gelato.
Nei corridoi c’era tanta gente,
ma non tutti facevano la spesa. Tanti andavano su e giù, e si fermavano davanti
alle vetrine e poi dicevano:
- Salvatore ha sempre della bella
roba, però è un po’ caro.
E altri invece brontolavano:
- Sarebbe ora di mettere qualcosa
di nuovo, ci sono sempre le stesse cose da due mesi!
E mentre dicevano così, avevano
la stessa espressione di mio papà quando dice: “Oggi non è venuto il
maresciallo”.
A me la vetrina che piace di più
nel centro commerciale, a parte il negozio di videogiochi, è quella del negozio
di viaggi.
C’è la foto di un bel mare, con
una grande nave e tanta gente che ride.
Mi ricorda quando ero piccolo,
quando siamo stati al mare a Riccione, mi piacerebbe tornarci.
Qualche volta, quando mio papà
fuma fuori dal negozio, mi capita di chiederglielo:
- Papà, un giorno ci torniamo al
mare?
Lui mi dice:
- Eh?- perché il mio papà è
sempre un po’ distratto.
- Un giorno ci torniamo al mare?
Lui tira una o due boccate di
fumo e poi mi dice:
- Sì, un giorno ci torniamo al
mare.
Io non lo so se mi piace fare il panettiere,
anzi il fornaio, però credo di no. Mi piacerebbe di più fare il calciatore,
così guadagno tanti soldi e quando torno, compro un negozio nuovo al mio papà e
glielo faccio pieno di gente.
Poi la domenica, se non è troppo
stanco, magari viene a vedermi alla partita.
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