Consiglio a tutti questo romanzo
dolce e delicato, che con tatto, ironia e naturalezza tocca questioni come il
decadimento fisico, la vecchiaia, la malattia e sfiora grandi temi come la
convivenza pacifica tra popoli diversi.
La natura, con tutta la bellezza
e la crudeltà che la caratterizza, per gli anni del nostro tramonto spesso ci
costringe a fermarci, a limitarci, ad affidarci alle cure degli altri, noi che
negli anni migliori magari eravamo distratti, assorbiti solo a correre verso
mete sempre nuove, senza mai tempo per ascoltare, mai tempo per vedere, per
sostare, solo per fare.
La demenza senile, il
“rimbambimento” come spregiativamente si potrebbe dire, è in effetti un po’ un
tornare bambini, ritrovare il gusto dello stupore e della meraviglia, perdere
quell'indipendenza che spesso ci illude di essere onnipotenti, ritrovare il
limite e la necessità di doversi affidare agli altri.
E’ un deserto di umiliazione,
imbarazzo e mortificazione da attraversare, nel quale fare nuove scoperte e
vedere ogni cosa con occhi nuovi. E prima che sia troppo tardi e cali la notte,
conviene attraversarlo questo deserto, senza rimpiangere il passato che ci
vedeva dominatori, ma guardando avanti, verso l’alba che verrà dopo di noi.
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