Da molto tempo non ho più
aggiornato la pagina e il blog, ma non perché fossi in ferie.
Le notizie che hanno continuato
ad arrivare da un mondo in guerra (dall’abbattimento del’aereo della Malaysia
Airlines alle sconvolgenti cronache da Gaza e Israele, all’avanzata jihadista
in Iraq e in Libia, alla Siria da anni martoriata, alle tante altre guerre
dimenticate) avevano spento in me ogni desiderio di scrivere o intervenire
pubblicamente su argomenti “frivoli” come i libri, la musica o il cinema, quasi
che essi rappresentassero un incosciente e inconsapevole ballo sul Titanic.
A ciò si sono sommati impegni
personali e di lavoro, perché alla vigilia delle ferie qualche richiamo
ancestrale spinge il popolo degli uffici a svuotare i cassetti e a riesumare
antiche pratiche e progetti ormai dimenticati, dando a tutti il bollino rosso
della massima urgenza.
Ora però le vacanze sono arrivare
anche per me. Vacanze di casa, di famiglia, di riposo e di risparmio, a cui
dovremo abituarci a lungo e che probabilmente sono le migliori, se non fosse
per quel sospetto di interpretare la parte della volpe di fronte all’uva nella
favola di Esopo.
Auguro buone vacanze a tutti voi,
a chi le sta già facendo, a chi le deve ancora fare e anche a chi le ha già
fatte (possa il loro beneficio durare a lungo). Qualunque cosa vi consentano di
fare il vostro portafogli, i vostri impegni e i vostri desideri vi sia propizia,
benefica e salutare. E che la vostra salute e serenità contribuisca a portare
un po’ di pace in questo mondo.
Perché, superato lo smarrimento
iniziale, occorre difendere con tenacia l’idea che i libri e la cultura non
sono affatto “frivoli” e c’entrano molto con la pace, la tolleranza, la libertà
e il rispetto degli altri esseri umani. Nei libri, nell’arte, nella cultura si
trova gran parte della bellezza , della creatività, della saggezza e
dell’immaginazione che l’umanità è riuscita finora ad esprimere. Il problema è
che gli oggetti in sé, pur carichi di valore e di significato, non ci portano da
soli alla verità, né ci indicano la strada per trovarla. Sta all’uomo, all’uso
che fa degli oggetti, il compito di trovarne l’utilità per la vita. Meglio
leggere qualche libro in meno, ma leggerlo meglio, capirlo, criticarlo, uscirne
trasformati e rafforzati e trovare l’energia per trasformare chi sta vicino a
noi. Leggere pochi libri, ma continuare a desiderare che ne siano scritti
tanti, perché più sono le voci, minore è il rischio del fanatismo, dell’integralismo,
del pensiero unico di qualsiasi colore.
I libri e la cultura possono
essere indossati come futili orpelli da esibire per escludere gli indegni e
sentirsi parte degli eletti, oppure possono essere potente strumento di
aggregazione, di inclusione, di pacificazione. Perché quando l’uomo dà il meglio
di sé, difficilmente trovano spazio la violenza, l’odio, l’egoismo, la
prevaricazione.
I libri da soli non possono
fermare le guerre, ma un buon uso della cultura può contribuire a farlo
(dovrebbero ricordarsene ogni tanto i Ministri degli Esteri di tutti gli Stati,
invece di lavorare prevalentemente come agenti di commercio delle loro
rispettive industrie nazionali). L’ozio può essere l’anticamera dei vizi, come
il terreno su cui edificare grandi opere; qualche giorno di libertà da impegni
e preoccupazioni quotidiane è una piccola-grande opportunità per tutti, un
personale orticello in cui fare una buona semina per il futuro.
E allora, buone vacanze!
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