Hawthorne, lo scrittore e l'ispirazione
"Il lume di luna in una stanza familiare, che piove così
bianco sul tappeto e ne rivela tutte le figure con tanta precisione – e rende
così visibile ogni singolo oggetto, e tuttavia lo presenta in una luce tanto
diversa da quella del mattino o del meriggio – è il mezzo più adatto per uno
scrittore di romanzi, che voglia far conoscenza con gli ospiti della sua
fantasia. Sulla piccola scena domestica del ben noto appartamento, ogni sedia
possiede la sua distinta personalità; la tavola di mezzo sostiene un cestino da
lavoro, uno o due volumi, una lampada spenta; il sofà, la libreria, i quadri
alle pareti: tutti questi particolari, visti così chiaramente, sono come
spiritualizzati dalla luce insolita, tanto che paiono smaterializzarsi per
diventare creazioni della fantasia. Non v’è nulla di troppo piccolo e troppo
insignificante che non subisca questa trasformazione, in tal modo acquistando
un’importanza speciale. La scarpetta di un bambino, la bambola seduta nella sua
carrozzella di vimini, il cavalluccio di legno, insomma, tutto ciò che è stato
usato o col quale si è giocato durante il giorno, ora si trova stranamente
remoto, sebbene rimanga vivo e presente come durante il giorno. E così il
pavimento della nostra stanza familiare è divenuto un territorio neutro, che si
trova tra il mondo reale e i reami del sogno, dove il Vero e l’Immaginario
possono incontrarsi e ciascuno assumere la natura dell’altro."
Nathaniel Hawthorne, La lettera scarlatta (capitolo introduttivo, La dogana)
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