Convincente e di ottima fattura
l’ultimo romanzo di Jonathan Coe, un’opera minore di qualità, molto adatta a
momenti di sana evasione e di relax.
Più che una spy story, si ha
l’impressione di immergersi in una commedia anni ’50 alla Cary Grant, con un
pacifico protagonista che viene improvvisamente catapultato suo malgrado in complicati
intrighi internazionali e soprattutto in imprescindibili e ancora più
pericolosi love affaires. D’altra
parte Jonathan Coe è un raffinato cinefilo, che ama inserire nelle sue opere
moltissimi riferimenti e rimandi al grande schermo.
L’ambientazione è perfetta, curata
e credibile in ogni dettaglio. Nella prima parte ci si sente così avvolti
dall’atmosfera British della vecchia Inghilterra che viene voglia di sfogliare
le pagine tenendo a portata di mano toast imburrati e tazzine di tè.
La scena si sposta
successivamente a Bruxelles, durante la prima Esposizione Universale
organizzata dopo il secondo conflitto mondiale, terminato da soli tredici anni.
L’Expo nell’anno in cui entrano in vigore i Trattati di Roma e viene fondata la
Comunità Economica Europea è l’occasione per voltare pagina: si vuole gettare
un ponte verso il futuro e si sceglie come tema “Valutazione del Mondo per un
mondo più umano”. Simbolo di Expo 58 è l’Atomium, una costruzione in acciaio
che rappresenta gli atomi di un cristallo di ferro. Grandi speranze venivano
riposte nella scienza, nella tecnologia nucleare, nel progresso. Alla vetrina
di Expo ogni Stato voleva fare bella figura, mettere in mostra la sua cultura e
le sue eccellenze. Tra i visitatori c’era un clima di effervescente eccitazione
e le Grandi Potenze muovevano le loro pedine, si studiavano e si controllavano
reciprocamente. Expo 58 ebbe oltre 40 milioni di visitatori. Un americano del
Texas bivaccò tre giorni davanti all’ingresso per non perdere l’occasione di
essere il primo ad entrare.
Lasciata la sua tranquilla
normalità a Londra, (un monotono impiego ore 9-17, una moglie ansiosa con bimba
piccola, una mamma saggia e un vicino ficcanaso) Thomas Foley, il nostro
protagonista che viene definito come un incrocio tra Gary Cooper e Dirk Bogarde
è pronto ad entrare nella sua avventura da cinematografo: un gustoso intreccio
tra una parodistica spy story, inquietudini sentimentali e promesse di
trasgressione.
L’ironia, la capacità di fare sul
serio senza prendersi sul serio e il sapiente dosaggio di attendibilità e di
parodia mi sembrano gli elementi che maggiormente caratterizzano questo
romanzo: ci si gusta un’atmosfera da Bulli e Pupe senza cadere in banali déjà vu, mentre la spy story è
costellata da un’innumerevole serie di macchiette e stereotipi, tanto più divertenti
quanto più volutamente e ricercatamente scontati. Ma Jonathan Coe si diverte con il lettore che crede di saperla
lunga, come il gatto fa con il topo: ogni sorpresa sembra quella definitiva, in
ogni pagina abbiamo la sensazione di avere sotto controllo la situazione e
attendiamo soltanto di planare su ciò che pensiamo un approdo già ampiamente
annunciato, quand’ecco che siamo sorpresi da un guizzo imprevisto, un colpo di
coda inaspettato, una nuova rivelazione, fino all’ultima pagina.
E adesso cosa ci vediamo,
Notorius, Intrigo Internazionale o Caccia al ladro?
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L'Atomium, Bruxelles, parco Heysel, Esposizione Universale 1958 |
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Il pub Britannia, nel padiglione inglese, attorno al quale si svolge la trama del romanzo |
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Le hostess (oltre 300) di Expo 1958
Una di loro ha una parte di rilievo nel romanzo |
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Audrey Hepburn a Expo 1958 |
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La cerimonia di apertura di Expo 1958 |
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Il texano che attese tre giorni all'ingresso
per essere il primo visitatore |
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Expo 1958 ebbe 41 milioni di visitatori |
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Il principe Ranieri Monaco e Grace Kelly a Expo 58 |
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Il padiglione degli USA |
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Il padiglione USA |
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Il prestigioso Praha Restaurant |
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Il padiglione dell'Unione Sovietica |
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il ristorante del padiglione tedesco |
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