Protagonisti di “Qualcuno con cui correre” sono due
sedicenni, Assaf e Tamar, che occupano tutto il romanzo e lo riempiono della
loro adolescenza.
Voglia di avventura, mistero, desiderio di distinguersi
dagli altri, consapevolezza di essere unici e inconfondibili, timore di
rimanere soli e incompresi, contrapposizione alla società degli adulti a
cominciare dalla propria famiglia, attrazione per situazioni estreme in cui
perdersi o trovarsi, distruggersi o porre il basamento della persona di domani .
E naturalmente il sogno dell’anima gemella, la chimera di un amore che è sempre
apparentemente, pudicamente e scaramanticamente senza speranza. Queste sono le
caratteristiche di questa storia e corrispondono a buona parte delle
caratteristiche di questa particolare età della vita.
Il sedicenne Assaf e la sua coetanea Tamar si cercano senza
saperlo per tutta Gerusalemme fin dalle prime pagine del romanzo. La ricerca di
Assaf è soprattutto fisica, concreta, materiale: in compagnia di un cane attraverserà
strade e quartieri, approderà in pizzerie e conventi, conoscerà il carcere, le
minacce, le percosse, il pericolo e poco a poco il quadro si farà più chiaro,
l’obiettivo della sua ricerca più visibile e riconoscibile. La ricerca di Tamar
è invece intima e mentale, e si sviluppa attraverso le pagine di un diario
segreto, attraverso dialoghi interiori e confidenze con l’amica del cuore e
l’obiettivo è chiaro fin dall’inizio: Bruce Willis e Harvey Keitel messi
insieme, in un’unica persona: naturalmente impossibile o forse no, chissà.
Tuttavia Tamar è tutt’altro che un’inconcludente e oziosa sognatrice, anzi con
coraggio, abnegazione e senso del sacrificio dedica tutta se stessa al tentativo
di salvare una persona cara, cacciandosi in un sacco di guai e di situazioni
difficili. E’ proprio la sua generosa avventura a mettere Assaf sulle sue
tracce.
A fianco di Assaf e di Tamar troviamo altri personaggi
frequentemente rilevabili nella geografia adolescenziale: gli amici saggi e
temprati dalle difficoltà della vita (Karnaf per Assaf e Leah per Tamar), che a
differenza degli altri adulti assecondano le loro pulsioni ribelli, pur
proteggendoli a distanza e offrendo loro una sicura sponda a cui aggrapparsi e
poi Teodora, una sorta di nonnina stravagante e fuori dagli schemi che qui
assume l’identità di una monaca greca, obbligata da ragazza a recludersi tutta
la vita in un convento con la missione di accogliere in Terra Santa i
pellegrini provenienti dalla sua isola di origine, e poi capace di rimanere
fedele al giuramento prestato anche quando non ce ne sarebbe stato più bisogno,
dopo che l’isola fu distrutta da uno spaventoso terremoto in cui perirono tutti
i suoi abitanti.
La cagnetta Dinka è lo spunto originale da cui prende avvio
la storia (Assaf durante le vacanze scolastiche lavora in municipio e gli viene
assegnato il compito di trovare i proprietari di questo cane abbandonato) e
sottolinea ulteriormente il valore dell’amicizia autentica e incondizionata,
valore tra i più sentiti da ogni adolescente.
Naturalmente, essendo storia di avventura, non mancano i
nemici, i cattivi e i loro sgherri, le vittime innocenti e i complici e
soprattutto i naufraghi da salvare, quelli che pensano di aver trovato nella
droga la garanzia e la protezione del loro talento, quelli che si illudono che
grazie alla droga avrebbero suonato la chitarra come meglio solo Jimmy Hendrix
e Dio avrebbero potuto fare, quelli che maneggiano con poca perizia poeti e
filosofi maledetti e fanno della sconfitta la loro vocazione.
C’è l’infelice avventura del perdersi e c’è la felice, ma
difficile avventura di salvare e salvarsi, trovare e trovarsi in questo romanzo
intriso di adolescenza ma, come gli apologhi e le buone favole, godibile anche
dai più grandi. Niente di trascendentale, ma di buon intrattenimento, come un
telefilm di buona fattura.
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