sabato 15 ottobre 2016

Hawthorne, lo scrittore e l'ispirazione


"Il lume di luna in una stanza familiare, che piove così bianco sul tappeto e ne rivela tutte le figure con tanta precisione – e rende così visibile ogni singolo oggetto, e tuttavia lo presenta in una luce tanto diversa da quella del mattino o del meriggio – è il mezzo più adatto per uno scrittore di romanzi, che voglia far conoscenza con gli ospiti della sua fantasia. Sulla piccola scena domestica del ben noto appartamento, ogni sedia possiede la sua distinta personalità; la tavola di mezzo sostiene un cestino da lavoro, uno o due volumi, una lampada spenta; il sofà, la libreria, i quadri alle pareti: tutti questi particolari, visti così chiaramente, sono come spiritualizzati dalla luce insolita, tanto che paiono smaterializzarsi per diventare creazioni della fantasia. Non v’è nulla di troppo piccolo e troppo insignificante che non subisca questa trasformazione, in tal modo acquistando un’importanza speciale. La scarpetta di un bambino, la bambola seduta nella sua carrozzella di vimini, il cavalluccio di legno, insomma, tutto ciò che è stato usato o col quale si è giocato durante il giorno, ora si trova stranamente remoto, sebbene rimanga vivo e presente come durante il giorno. E così il pavimento della nostra stanza familiare è divenuto un territorio neutro, che si trova tra il mondo reale e i reami del sogno, dove il Vero e l’Immaginario possono incontrarsi e ciascuno assumere la natura dell’altro." 
Nathaniel Hawthorne, La lettera scarlatta (capitolo introduttivo, La dogana)

Nessun commento:

Posta un commento