sabato 2 agosto 2014

buone vacanze



Da molto tempo non ho più aggiornato la pagina e il blog, ma non perché fossi in ferie.

Le notizie che hanno continuato ad arrivare da un mondo in guerra (dall’abbattimento del’aereo della Malaysia Airlines alle sconvolgenti cronache da Gaza e Israele, all’avanzata jihadista in Iraq e in Libia, alla Siria da anni martoriata, alle tante altre guerre dimenticate) avevano spento in me ogni desiderio di scrivere o intervenire pubblicamente su argomenti “frivoli” come i libri, la musica o il cinema, quasi che essi rappresentassero un incosciente e inconsapevole ballo sul Titanic.

A ciò si sono sommati impegni personali e di lavoro, perché alla vigilia delle ferie qualche richiamo ancestrale spinge il popolo degli uffici a svuotare i cassetti e a riesumare antiche pratiche e progetti ormai dimenticati, dando a tutti il bollino rosso della massima urgenza.

Ora però le vacanze sono arrivare anche per me. Vacanze di casa, di famiglia, di riposo e di risparmio, a cui dovremo abituarci a lungo e che probabilmente sono le migliori, se non fosse per quel sospetto di interpretare la parte della volpe di fronte all’uva nella favola di Esopo.

Auguro buone vacanze a tutti voi, a chi le sta già facendo, a chi le deve ancora fare e anche a chi le ha già fatte (possa il loro beneficio durare a lungo). Qualunque cosa vi consentano di fare il vostro portafogli, i vostri impegni e i vostri desideri vi sia propizia, benefica e salutare. E che la vostra salute e serenità contribuisca a portare un po’ di pace in questo mondo.

Perché, superato lo smarrimento iniziale, occorre difendere con tenacia l’idea che i libri e la cultura non sono affatto “frivoli” e c’entrano molto con la pace, la tolleranza, la libertà e il rispetto degli altri esseri umani. Nei libri, nell’arte, nella cultura si trova gran parte della bellezza , della creatività, della saggezza e dell’immaginazione che l’umanità è riuscita finora ad esprimere. Il problema è che gli oggetti in sé, pur carichi di valore e di significato, non ci portano da soli alla verità, né ci indicano la strada per trovarla. Sta all’uomo, all’uso che fa degli oggetti, il compito di trovarne l’utilità per la vita. Meglio leggere qualche libro in meno, ma leggerlo meglio, capirlo, criticarlo, uscirne trasformati e rafforzati e trovare l’energia per trasformare chi sta vicino a noi. Leggere pochi libri, ma continuare a desiderare che ne siano scritti tanti, perché più sono le voci, minore è il rischio del fanatismo, dell’integralismo, del pensiero unico di qualsiasi colore.

I libri e la cultura possono essere indossati come futili orpelli da esibire per escludere gli indegni e sentirsi parte degli eletti, oppure possono essere potente strumento di aggregazione, di inclusione, di pacificazione. Perché quando l’uomo dà il meglio di sé, difficilmente trovano spazio la violenza, l’odio, l’egoismo, la prevaricazione.

I libri da soli non possono fermare le guerre, ma un buon uso della cultura può contribuire a farlo (dovrebbero ricordarsene ogni tanto i Ministri degli Esteri di tutti gli Stati, invece di lavorare prevalentemente come agenti di commercio delle loro rispettive industrie nazionali). L’ozio può essere l’anticamera dei vizi, come il terreno su cui edificare grandi opere; qualche giorno di libertà da impegni e preoccupazioni quotidiane è una piccola-grande opportunità per tutti, un personale orticello in cui fare una buona semina per il futuro.

E allora, buone vacanze!

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