lunedì 14 ottobre 2013

Il compleanno di Italo Calvino

Leggo che domani 15 ottobre sarebbe il novantesimo compleanno di Italo Calvino, se non fosse morto quasi trent'anni fa.
E' l'occasione per ricordare uno scrittore a cui sono molto affezionato. Non solo perchè è da sempre tra i miei preferiti. 
Il fatto è che Calvino mi è sempre piaciuto come personaggio, come intellettuale che sapeva essere un punto di riferimento (vorrei quasi dire un maestro di vita, ma lui non avrebbe gradito un'espressione così retorica) senza mai prendersi troppo sul serio.
Ho l'età per ricordare anche alcuni suoi interventi sui giornali, alcune sue interviste. Una frase che ricordo sempre di lui riguarda la concezione del lavoro quotidiano. A quei tempi ero un giovane che, come tutti, avrebbe voluto che il lavoro fosse innanzi tutto "creativo". Ma lui disse una cosa che non mi sono più dimenticato. Disse: guardate che la creatività nel lavoro è un falso mito. Difficilmente potete essere creativi senza una lunga disciplina, un faticoso allenamento, senza la pazienza di curare i particolari. Non crediate che la creatività sia solo "ali di farfalle". La creatività è soprattutto una dura e robusta tavolozza di legno, che ti fa venire i calli a maneggiarla. Poi ci puoi anche incollare sopra le ali di farfalla. Ma senza la tavolozza di legno, le ali di farfalla sarebbero soltanto un impiastro inconsistente.
E infatti, Calvino aveva una concezione monacale del suo lavoro, della scrittura. Era un perfezionista, cercava di migliorarsi sempre e guardava avanti.
Ho l'impressione che oggi Calvino sia poco letto. E' un peccato perchè Calvino era un uomo che era molto interessato al futuro, che aveva in simpatia i giovani e che, tenendo ben saldi alcuni principi,  sapeva però mettere in discussione tante cose. D'altra parte, il suo romanzo più famoso, Il Barone Rampante, inizia proprio con una ribellione e cioè con il rifiuto del piccolo Cosimo, Barone di Rondò, che non vuole mangiare ciò che ha nel piatto (si tratta di lumache, come dargli torto...) e perciò si arrampica su un albero senza mai più scendere a terra.
Sul Sole 24 Ore di ieri (domenica 13 ottobre) c'è un bell'articolo di Marco Belpoliti, che si conclude con tre consigli che Calvino dava alla generazione che si apprestava ad entrare nel nuovo millennio e cioè: "imparare molte poesia a memoria, anche da vecchi; preferire le cose che richiedono sforzo, diffidare della facilità; sapere che tutto quello che abbiamo può esserci tolto da un momento all'altro". 
Che dire: riguardo al primo consiglio, oggi viviamo con ogni sorta di aggeggio elettronico che è fatto apposta per evitare di sforzare la nostra memoria (e se per caso la usiamo, difficilmente è per imparare poesie, più facile per cercare di ricordare chi segnò il goal decisivo nella finale di Champions League di tre anni fa). Scegliere la strada difficile invece di quella facile? Provateci in qualsiasi ambito lavorativo e vi guadagnerete istantaneamente la patente del perdente o dello "sfigato" (gli unici a cui si possono ancora proporre queste prediche sono i figli, ma si sta velocemente abbassando l'età in cui smettono di bersele). 
Ecco, invece sul fatto che da un giorno all'altro possiamo perdere tutto, questo sì, questo l'abbiamo visto e anche più di una volta... 
Caro Calvino, anche se non abbiamo seguito i tuoi consigli, sei un grande e rimarrai sempre nei nostri cuori!

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