domenica 15 settembre 2013

Quello che resta del giorno



Nel 1989 lo scrittore Kazuo Ishiguro, giapponese, ma inglese d’adozione, scrisse “The Remains of the Day”, un buon romanzo sulla sacralità maniacale con cui a volte può essere vissuta la dedizione al proprio lavoro. Creando la figura del maggiordomo Stevens, Ishiguro è riuscito a rappresentare alcuni valori forti della cultura del lavoro giapponese, come l’autodisciplina, il senso del sacrificio, la ricerca della perfezione, in un’ambientazione tipicamente inglese. L’effetto è di grande efficacia.
Nel 1993, due strepitosi attori come Anthony Hopkins ed Emma Thompson hanno reso ancora più celebre questa storia nel film che James Ivory ne ha tratto.
Non è infrequente amare il proprio lavoro, averne cura, sentire forte il senso della responsabilità professionale e tuttavia riconoscere che le proprie passioni autentiche, i propri valori più profondi, si collocano al di fuori di esso.
Nella storia che Ishiguro ci ha raccontato, il maggiordomo Stevens è talmente votato alla propria missione da soffocare ogni sentimento od emozione che possa distoglierlo dal proprio ruolo. E’ quindi un uomo che guarda al passato, pieno di rimpianti e di occasioni mancate.
Una sera, sul molo di Weymouth, riceve da uno sconosciuto il buon consiglio di guardare avanti, senza curarsi degli anni trascorsi:
“Bisogna essere felici. La sera è la parte più bella della giornata. Hai concluso una giornata di lavoro e adesso puoi sederti ed essere felice. Ecco come la vedo io. Domandate a chiunque e vedrete che vi diranno tutti la stessa cosa. La sera è la parte più bella della giornata.”
Stevens ne è sinceramente colpito e si propone di “assumere un punto di vista più positivo e cercare di trarre il meglio da quel che rimane della mia giornata. Dopotutto che cosa mai c’è da guadagnare nel guardarsi continuamente alle spalle e a prendercela con noi stessi se le nostre vite non sono state proprio quelle che avremmo desiderato?”
Riuscirà Stevens a mantenere quell’impegnativo proposito? Il finale del romanzo ce ne fa dubitare. La sua mente analitica, razionale, il carattere completamente privo di ironia, l’insuperabile istinto ad “essere maggiordomo”, invece di “fare il maggiordomo”, difficilmente gli consentiranno qualche libertà maggiore di quel viaggio nella campagna inglese attraverso cui lo seguiamo nella storia.
“Quel che resta del giorno” parla di questo, o anche di questo.
Anche questo blog prova a parlare del tempo che ci rimane, se ce ne rimane, dopo il lavoro, i figli, la famiglia.Oggi si parte. Non è chiara la meta, ma sono pronto a godermi il viaggio.

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